MACERIE: IL CORO E LE SCELTE CROMATICHE

A cura di Alice Martini

Ultimo appuntamento con la presentazione dei costumi dello spettacolo Macerie, scritto e diretto da Silvia Masotti e Camilla Zorzi. Oggi Davide Tonolli, il costumista di A.LI.VE., descrive «il “secondo protagonista” della storia e della tragedia greca in generale: il coro».

Che tipo di personaggio è il Coro?

D.T.: «Nella rivisitazione delle “Troiane” di Euripide, Camilla Zorzi e Silvia Masotti hanno rielaborato anche il “secondo protagonista” della storia e della tragedia greca in generale, ovvero il coro. In “Macerie” il coro è formato da cinque attrici le quali, pur agendo sempre insieme e accompagnando l’azione delle protagoniste, portano sulla scena caratteri molto diversi fra loro. Esse sono la tessitrice, la ragazza che guarda il mare, la bella, la dura e la morigerata. Non posso anticipare molto [ride n.d.r.] però ciò che emerge da questi personaggi, non proprio secondari, è sicuramente la poesia».

Come hai reso questi personaggi attraverso i tuoi costumi?

D.T.: «Anche per questi cinque caratteri l’ispirazione per i costumi è partita dai riferimenti iconografici riguardanti il Novecento. Per le troiane la scelta è ricaduta agli anni ’20, per il Coro invece abbiamo optato per evocare linee differenti, ispirate a quelle che hanno caratterizzato anche gli altri decenni di questo secolo. Come per i costumi delle protagoniste, anche in questi emerge l’idea della perdita e della distruzione portate dalla guerra». 

Diamo un bilancio dello spettacolo. Quale ritieni sia una sua caratteristica?

D.T.: «Una caratteristica che è stata importante per la resa di tutto lo spettacolo è stato il colore! Rispetto agli altri due titoli che formano la trilogia dell’Eredità, “Re Lear” e “Il mercante di Venezia”questo sarà lo spettacolo più colorato. Nei colori dei costumi delle protagoniste e del coro non c’è soltanto la memoria del passato, caratterizzato dal lusso e dallo splendore della città di Troia prima che venisse assediata e distrutta, ma ci sono anche l’anima, la poesia e l’amore. Questi sentimenti, nonostante le condizioni nelle quali le troiane ormai si trovano a dover sopravvivere, riescono comunque a farsi strada e ad esalare l’ultimo respiro. Era importante che, in un’ottica armonica, fossero tutti colori vivaci, diversi tra loro e che ognuno possedesse una sua vibrazione e una sua personalità». 

Quali sono stati i tuoi riferimenti iconografici per lo spettacolo?

D.T.: «Su precisa richiesta di Camilla Zorzi e Silvia Masotti il primo riferimento iconografico dal quale sono partito per la resa cromatica sono state le immagini dello spettacolo “Kontakthof” della ballerina e coreografa tedesca Pina Bausch, ideato nel 1978 con i danzatori della sua compagnia e ripreso in anni più recenti con l’utilizzo di ballerini non professionisti. Come tutti gli spettacoli di Pina Bausch, anche “Kontakthof non è danza e non è teatro: è entrambe le arti. Qui i temi principali sono il rapporto tra i sessi, sempre in bilico tra attrazione e conflitto, e l’impossibilità del vero amore.

Tutto si svolge in una sala da ballo dove il contatto fisico tra i danzatori avviene non soltanto con la danza ma anche tramite avances, dispetti, risate, su una colonna sonora che va dal cabaret tedesco degli anni Venti e Trenta fino al tango e ai valzer. La particolarità di questo spettacolo sono gli abiti da sera coloratissimi e di linee diverse indossati dalle ballerine i quali, in contrasto con uno spazio totalmente asettico e i colori scuri che caratterizzano gli abiti maschili, brillano e suscitano nello spettatore un senso di inquietudine che anche con i costumi di “Macerie” abbiamo cercato di ricreare».