L’ATELIER DI A.LI.VE. – DAVIDE TONOLLI SI RACCONTA

Il vestito da sposa entra in scena: intervista a Davide Tonolli

A cura di Alice Martini

Incontriamo Davide Tonolli, costumista di A.LI.VE., che ci svela i segreti del vestito da sposa di Rosalba, direttrice organizzativa di ALI.VE. e moglie del Maestro Facincani, e di come lo ha trasformato per il  nuovo spettacolo in scena nei prossimi mesi, “Il mercante di Venezia”.

Non vogliamo raccontare troppo ma… togliamo ora un po’ di suspense

Davide Tonolli: «Sì, proprio uno degli spettacoli che andranno in scena ad InChiostro Vivo 2020, ora possiamo dirlo, è “Il mercante di Venezia”. Verrà portato sul palco dagli allievi di teatro più grandi e il vestito verrà indossato da Linda Micheletti». 

Da dove nasce l’idea di rivisitare questo vestito da sposa? Quale personaggio lo indosserà?

D.: «L’idea di partire da un abito da sposa per il personaggio di Porzia, la principessa ne Il Mercante di Venezia, nasce dalla proposta di Camilla, che con me si occupa della parte dei costumi per gli spettacoli di A.LI.VE., di utilizzare il vestito di Rosalba

L’idea del vestito vuole richiamare qualcosa di fiabesco e rappresenta Porzia, eroina di questa commedia shakespeariana, quando ama porre enigmi ai propri pretendenti nel regno di Belmonte. Parte tutto proprio dall’intenzione di creare qualcosa che si notasse, anche grazie alla presenza della lunga “coda”, che ricordasse il personaggio proprio come una sposa». 

Descrivimi il tuo lavoro a questo punto!

D.: «Il vestito era chiuso a girocollo, aveva il collo alto e le maniche. Era inoltre lungo anteriormente. Con un espediente, sono riuscito a renderlo più corto sul davanti, mentre invece sul retro, al posto della coda in pizzo, che riprendeva il pizzo del corpetto, ho fatto una coda di raso. Ho riutilizzato il tessuto che già faceva parte del vestito e originariamente formava un fiocco, pensandolo però come delle volute e in più un raso più scuro che riprendesse le nuance. 

Ho aggiunto poi dei ricami con un tulle perché venisse ripresa l’idea della favola, richiamando il luogo di Belmonte, inventato da Shakespeare. Discorso diverso è l’ambientazione a Venezia, luogo di affari, nella quale Porzia si travestirà da giudice e lo stesso Shakespeare cambia stile di scrittura per descrivere diversamente la scena. Proprio nei panni del giudice, Porzia quindi indosserà una camicia in organza bianca e dei pantaloni neri. Il mio lavoro è stato quindi modificare l’abito da sposa perché Porzia, rimanendo in scena, potesse levarsi il vestito e trasformarsi subito in giudice». 

Raccontami ora del tuo lavoro qui in A.LI.VE.  e delle tue aspettative

D.:<<Da sempre mi sono piaciuti i temi della moda e del costume, in particolare da quando ho cominciato, grazie ad A.LI.VE., a cantare in Arena. La passione per il teatro è nata da lì. Quando ho fatto la scelta  per le superiori sono andato alla scuola di moda e poi è arrivata l’Accademia di Belle Arti a Venezia, indirizzo scenografia e costume. Adesso sono al quinto anno e mi laureerò tra febbraio e marzo di quest’anno. 

Questo è il secondo anno che collaboro con A.LI.VE., l’anno scorso ho lavorato per “Antigone” e “Don Giovanni”, mentre quest’anno ci saranno “Il mercante di Venezia”, “Le Troiane” di Euripide e “Re Lear”. Camilla Zorzi mi aiuta nell’elaborazione dei costumi, sia recuperando pezzi e stoffe già fatte, nei mercatini, nei negozi, nei tessuti che non vengono più utilizzati nelle nostre case, per riadattarli ai ragazzi di teatro, sia nel lavoro di cucito effettivo partendo da basi nuove. Le soluzioni trovate devono però adattarsi sia ai personaggi scelti dalle maestre ma anche avere un gusto giovanile, dato che a indossarli sono dei ragazzi, e seguire la moda contemporanea.                                                                                             

Il vestito di Rosi da me riadattato è appunto il lavoro importante che sto facendo per “Il mercante di Venezia”, poi per gli altri spettacoli sto facendo delle gonne in taffetà nero molto ampie, perché devono essere molto scenografiche.

Il percorso comunque da seguire quando le modifiche sono molte si riassume in una ricerca iconografica e nella creazione di un bozzetto che contenga sia la cifra stilistica che le registe vogliono seguire, sia le esigenze del personaggio che poi si va a creare>>.

Qual è il valore che dai a un vestito a cui dai nuova vita?

D.:<<Quando parto da una base cerco di non tradire totalmente la “vita” di quel vestito, quindi recupero delle stoffe che abbiano qualcosa in comune con quello che ci servirà. A volte si trovano bei prodotti ma che non riusciamo completamente a “piegare” al volere del nostro lavoro, questo però è anche uno stimolo alla fantasia. Ad esempio con il vestito di Rosi ho potuto fare l’interno della “coda” solo di un tessuto molto simile a quello del vestito ma non uguale, però per renderlo armonioso l’ho ripreso sul davanti e all’esterno, creando una sintonia tra le parti. Quando si ha una base già fatta si deve sempre cercare qualcosa che stia in equilibrio con il resto, cercando di non tradire completamente la linea di partenza. Quando una base è già di per sé importante, è sufficiente fare una modifica significativa per dare nuova “vita” al vestito>>. 

Quali sono le tue aspettative per il tuo futuro?

D.:<<Il mio obiettivo è Roma, perché lì c’è la “culla” del costume, per il teatro e per il cinema. Il mio interesse è più per il primo dei due, in particolare il teatro d’opera. Mi piacerebbe andare a Roma perché lì ci sono le sartorie teatrali, io vorrei diventare un costumista e quindi dovrei partire proprio da una sartoria, dove imparerei a conoscere i materiali, come un costume deve essere tagliato e tutto il processo successivo, la confezione, le prove agli attori e lo studio di come il costume debba essere adattato all’interprete. 

Una cosa che mi è piaciuta molto in questi due anni è però aver scoperto anche la prosa, grazie all’aiuto delle maestre Camilla Zorzi e Silvia Masotti. Prendere un testo e rielaborarlo come fanno loro, aiuta a studiarlo. Quindi tutto questo mi ha aiutato a scoprire un mondo di cui prima non ero a conoscenza, che ti fa capire anche la drammaturgia del costume, approfondisci cioè di più i personaggi, come si trasformano nello spettacolo. Il costume aiuta tanto perché indaga in profondità il personaggio, il suo “carattere”>>.