InChiostro Vivo 2019 – DICONO DI NOI: I ragazzi di A.LI.VE.

Abbiamo raccolto alcune testimonianze dei nostri allievi di A.LI.VE. sull’esperienza che hanno affrontato o affronteranno quest’anno il festival InChiostro Vivo.
Linda, 24 anni: L’essenza di InChiostro Vivo sta tutta nel suo nome. L’inchiostro è lo strumento per scrivere musica, per scrivere teatro, per scrivere quelle storie che rendono la vita un po’ meno dura. La vita rappresenta la seconda parte del nome del festival ed è ciò che accade quando questi giovani attori, cantanti e musicisti si uniscono in nome di una passione. Infine, il chiostro è il luogo dove tutto questo viene reso possibile.

Come attrice e cantante di A.LI.VE., ho calcato diversi palcoscenici nel corso degli ultimi anni, ma, citando Dorothy nel film del 1939 Il Mago di Oz, “nessun posto è bello come casa propria”. Ed è proprio così, perché il chiostro è casa nostra, la casa di una grande comunità che cresce dei piccoli artisti, che accompagna gli adolescenti nel loro percorso di crescita, che dà ossigeno ai giovani esasperati dalle fatiche dell’età adulta che incombe.

Questo è il mio InChiostro Vivo.

 

Michele, 21 anni: Tra meno di due settimane inauguriamo la seconda edizione di Inchiostro Vivo ed è impossibile non pensare a un anno fa quando, di questi giorni, eravamo impegnati nelle ultime prove, impegnati a fantasticare a come sarebbe stato, per la prima volta, avere il chiostro che vediamo ogni settimana tutto nostro, il nostro spazio scenico. Checov fa dire al suo Kostja, ne “Il Gabbiano”, “eccolo qui il teatro, un vuoto spazio, niente scenografia” e noi infatti niente abbiamo aggiunto a una cornice già di per sé perfetta: colonne e archi che definiscono uno spazio che ha come solo limite il cielo sopra alle teste. Gli intonaci chiari e un po’ caduti delle quattro pareti hanno riflettuto per molte sere le nostre parole, i nostri sguardi, la nostra musica e la nostra arte ma, per prima, la nostra passione. Più di cento ragazzi si sono avvicendanti sul palco del chiostro, sia quando il caldo era torrido e finivi in un bagno di sudore, sia quando il tempo è stato meno clemente e ha costretto alcuni spettatori (eroi) ad asciugare il chiostro per portarci in scena. Mancano meno di due settimane e l’attesa è sempre più grande, la volontà di bissare il successo dello scorso anno è tanta e la paura di non riuscirci a volte c’è, non lo nascondo, però poi mi guardo intorno, vedo le persone con cui recito e canto e capisco che già essere lì, insieme, a dire le proprie parole sotto le finestre di casa propria è la soddisfazione più grande.

 

Elena, 18 anni: Studio in A.LI.VE. da quasi 12 anni ormai e partecipare ad un progetto come  inchiostro vivo non era mai successo. È stata un’occasione e un’esperienza unica, che mi ha aiutata a maturare molto, facendomi scoprire lati di me che non conoscevo, facendomi sentire più sicura e aperta con il pubblico, oltre a farmi riscoprire l’ambiente spettacolare che è il Chiostro di Sant’Eufemia, dove io passavo le ricreazioni quando ancora frequentavo la scuola elementare. Recitare, cantare, ma anche assistere ad altre esibizioni nella rassegna di inchiostro vivo, è stato indimenticabile. E non vedo l’ora di poterlo fare una seconda volta.

 

Sofia, 17 anni: Il chiostro per me è magia pura. Un’esperienza unica che mi ha dato la possibilità di vivere emozioni indimenticabili, emozioni condivise con i miei compagni, i ragazzi di A.LI.VE.. Il chiostro, luogo in cui si respira l’aria del passato, diventa il teatro dove noi giovani abbiamo la possibilità di esibirci cantando e recitando con la passione e l’entusiasmo che ci contraddistinguono.
Enrico, 23 anni: Questo è il mio primo anno da attore di teatro, la prima esperienza su un palcoscenico. Ma il chiostro, più che un palcoscenico, a me sembra uno spazio nel quale gli attori, anziché essere separati fisicamente dagli spettatori, si confondono con essi, creando un’esperienza coinvolgente e dinamica da ambo le parti. Ripenso ai mesi trascorsi a provare lo spettacolo, ai dubbi sui personaggi e a quanto di loro mi è rimasto addosso. Mi capita di immergermi nei visi e nei movimenti dei miei compagni, e nutrirmi della partecipazione che ciascuno di loro mette nel loro piccolo. Spero davvero di poter mettere nelle sere del chiostro tutta l’emozione e l’intensità che questi mesi mi hanno regalato.