I VOLTI DI A.LI.VE.: IL BEL CANTO DI DANIELA CAVICCHINI

A cura di Alice Martini

Incontriamo oggi Daniela Cavicchini, diplomata in canto lirico e musica vocale da camera. Collabora dal 2018 con A.LI.VE. insegnando agli allievi le specifiche tecniche di respirazione e canto. «Un compito molto delicato perché i bambini hanno ancora voci infantili e quindi bisogna essere cauti» afferma la docente.

Mi racconti la sua carriera accademica e lavorativa

«Sono nata in provincia di Verona, ho conseguito il diploma di canto lirico e di musica vocale da camera presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo proseguendo poi gli studi musicali con i maestri Bertacchi, Romano Roma e Stefano Lovato. Sono stata diretta dai più famosi direttori d’orchestra, lavorando in numerosi teatri come il Comunale di Treviso, la Fenice di Venezia, il Comunale di Rovigo, Piacenza, il Comunale “Pavarotti” di Modena, il Montecarlo e l’Arena di Verona, con la quale ho collaborato stabilmente fino al 2014. Ho intrapreso poi la carriera solistica, cantando repertorio lirico, musica sacra, musica vocale da camera in moltissime città d’Italia e nei suoi teatri. A Venezia a “La Fenice”, a Bolzano nell’Auditorium Haydn, a Verona al Teatro Filarmonico, a Catanzaro al Teatro Politeama, a Trento, La Spezia e Taormina. Ho intrapreso anche numerose tournée all’estero, cantando fra l’altro alla Komiche opera di Berlino, a Salisburgo con Maria Chiara e Simon Estés sotto la direzione del Maestro Croci, al Palais Bercy di Parigi, ne la Sacerdotessa in Aida, a Limoges nella Messa in Do di Mozart e a Vienna nel Magnificat di Pergolesi e musiche di Salieri, incisi dal vivo su cd con Ensemble Salieri di Vienna.  Nel 2004 ho cantato in concerto a Salisburgo al Palazzo del Parlamento Europeo, nel 2005 sono stata impegnata al teatro Politeama di Catanzaro nel ruolo di Kate Pinkerton in Butterfly e nel 2008 per il progetto Sinartesis a Praga».

Come ha conosciuto A.LI.VE.? Cosa ne pensa dell’Accademia

«Lavorando presso la Fondazione Arena ho avuto occasione di sentire il coro di bambini di A.LI.VE in diverse opere. Con il Maestro Facincani, inoltre, ho collaborato in molti concerti in passato. Sono rimasta molto colpita quando sono venuta a conoscenza che questa Accademia avesse al suo interno un bagaglio così grande di attività: oltre quelle musicali, il teatro e addirittura la sezione sartoriale. Quando esci da questa Accademia ti ritrovi ad essere un artista a 360°».

Qual è il suo rapporto con gli allievi?

«Il mio rapporto con gli allievi è ottimo e credo che per i bambini sia lo stesso. Il mio compito è quello di supportare il Maestro Facincani nel coro di voci bianche, insegnando agli allievi le specifiche tecniche di respirazione e canto. È un compito molto delicato. In età scolare i bambini hanno ancora voci infantili e quindi bisogna essere cauti. Per i ragazzi, invece, la fase di insegnamento è più articolata visto la maturità vocale».

Quali aspettative ha da questi corsi?

«Il mio sogno più grande da insegnante è quello di vedere un mio allievo fare carriera in contesti artistici di alto livello. Credo sia il desiderio di tutti gli insegnanti».

Qual è stata la maggior soddisfazione dei suoi anni di insegnamento in A.LI.VE?

«Ho fatto l’anno accademico 2018/19 e inizio 2019/20, quindi è presto per dirlo. Ho avuto molte soddisfazioni dagli allievi. Il canto lirico solistico ha bisogno di tempo per essere ben compreso. La tecnica è molto importante. Se si imparano bene tutte le sfaccettature si prosegue negli anni senza complicazioni alle corde vocali».

Quali sono le sue aspettative e progetti per il futuro?

«Vado con calma, per ora mi piacerebbe vedere le mie allieve avere in testa un obiettivo con la voglia di fare, impegnandosi nello studio del canto con pazienza e determinazione. Io l’ho sempre fatto e ho avuto tante soddisfazioni. Oggi calcare un palcoscenico come solista è molto difficile perché c’è molta concorrenza ma ci vuole studio, costanza, tanti sacrifici e anche un po’ di fortuna, ricordandosi che non bisogna mai abbandonare la strada in cui si crede alla prima delusione. Per ora i progetti sono molti ma sono ancora in cantiere».

Qual è la sua opinione sul panorama artistico culturale in Italia?

«Sicuramente non è uno scenario fra i migliori. La figura artistica non sempre viene riconosciuta come una professione vera e propria: talvolta viene sottovaluta e poco valorizzata. In realtà di lavoro non manca. Mi dispiace molto vedere l’Italia, patria di grandi artisti, abbandonata senza cura e attenzione per quanto concerne il lato artistico-culturale. In Italia si chiudono teatri quando in altre parti del mondo li aprono. Abbiamo dato tanto, ma non siamo più capaci di tenerci questo “tesoro artistico” come si dovrebbe, facciamo fatica, ma si sa ‘Nessuno è profeta nella propria patria’».