ANTIGONE: LA LEGGE DELL’ AMORE CONTRO L’ORDINE COSTITUITO

Linda Micheletti e Daniela Gioia raccontano la loro esperienza sul palco di InChiostroVivo 2019 nello spettacolo Antigone, facente parte della Trilogia sull’Amore. Linda interpretava la parte di Creonte, Daniela era invece parte del Coro. Una riflessione sulla difficile scelta per Antigone tra seguire il proprio cuore o le leggi dello stato.

Raccontami qualcosa del tuo personaggio

L.M.: «Io interpretavo Creonte, il tiranno della città di Tebe, che prende il potere dopo che Edipo e i suoi figli sono morti. La storia comincia proprio con la morte dei figli maschi di Edipo che si uccidono a vicenda. Proprio Creonte decide cosa fare dei loro corpi e mentre uno dei due lo fa seppellire con tutti gli onori, l’altro lo lascia in balia degli uccelli e degli altri animali, lasciandolo insepolto. Tutto questo a causa del suo tentativo di usurpare la città. Creonte è un uomo e un padre autoritario, che esercita il suo potere su suo figlio e sulla sua città, è sicuro di sé ed è molto carismatico. Un carattere che assomiglia molto a quello dei dittatori novecenteschi, io stessa ho preso ispirazione dalla conoscenza di queste figure per rendere con maggior chiarezza sul palcoscenico la figura di Creonte. Un uomo molto testardo, incapace di ascoltare gli altri. Antigone infatti, determinata a dare sepoltura ad entrambi i fratelli nonostante la minaccia di commettere un reato seppellendo anche il fratello considerato colpevole, viene imprigionata viva in una tomba su ordine di Creonte che, ostinato nelle sue convinzioni, anche di fronte alla tragedia che sta per succedere, non cambia idea. Creonte è un po’ l’impersonificazione della ragion di stato che si scontra con la ragione del cuore: questa tragedia è infatti un po’ il confronto tra l’amore naturale e l’amore per una legge ideale». 

D.G.: «Io facevo parte del Coro, considerato all’interno di Antigone come un unico organismo. Un unico personaggio molto importante perché fa quasi da tramite tra i personaggi della tragedia e il pubblico, una sorta di “filo” che lega i pezzi della tragedia. Un personaggio che assiste alle vicende e narra i fatti. Questo ruolo mi ha molto affascinato e all’interno del Coro ognuno di noi ragazzi ha portato la propria personalità e determinate sfaccettature, nate da un lavoro fatto con le maestre Silvia Masotti e Camilla Zorzi su noi stessi che ci portasse a capire che poi saremmo dovuti essere un “unicum”, un unico personaggio».

Che cosa vi è rimasto impresso della personalità del vostro personaggio?

L.M.: «Creonte è ostinato, vuole avere sempre ragione e non ascolta nessuno, nemmeno l’oracolo di Tiresia che da sempre è sempre stato la sua fonte di ispirazione. Tutto questo per mantenere la ragione dalla sua parte e senza avere ragione è convinto di perdere il suo controllo. Mi è piaciuto di lui la sua forza e il fatto che non possa essere considerato del tutto un “Villain”, un cattivo della storia, perché comunque è umano e alla fine cede dalla sua posizione, rimanendo però “svuotato di tutto”, anche di tutta la sua famiglia. Non mi sento perciò di giudicarlo e condannarlo, perché credo che anche lo spettatore al termine della storia provi pietà per lui».

D.G.: «Quello che mi è rimasto maggiormente è questo senso di collettivo, non solo quello che ho ricercato io nel mio lavoro ma anche quello che hanno fatto gli altri. Eravamo un unico personaggio e ciascuno degli altri ragazzi mi ha lasciato qualcosa della propria personalità». 

Come l’hai adattato al tuo stile di recitazione?

L.M.: «Interpretare Creonte è stata sicuramente la sfida teatrale di maggior impegno per me. Innanzitutto perché è un personaggio maschile e complesso, perciò ho dovuto lavorare tanto sulla fisicità, cambiando la postura e il modo di camminare e anche il modo di parlare, ponendo attenzione anche sulla gestualità. Sono partita da piccole cose per adattarmi ad essere un personaggio maschile, cercando di rendere il mio stile recitativo adatto al personaggio. Dopo aver fatto questo personaggio ho sicuramente imparato moltissimo, riuscendo ad interpretare in maniera migliore i personaggi che ho studiato successivamente, come ad esempio Porzia ne Il Mercante di Venezia, che ad un certo punto dello spettacolo si traveste da uomo. Anche i costumi, ideati da Davide Tonolli, mi hanno aiutato a rendere meglio Creonte, proprio il corpetto mostrava  chiaramente l’importanza militare che aveva il mio personaggio».

D.G.: «Non ho dovuto adattare un mio stile di recitazione perché è stata la mia prima esperienza teatrale, questo spettacolo è stato proprio il mio primo lavoro. È stato meraviglioso intraprendere questo viaggio verso il teatro in un personaggio come il Coro dell’ Antigone perché mi ha dato la possibilità di sviluppare parti di me stessa che in futuro possono servirmi per  eseguire altri personaggi. Bellissimo è stato anche ricercare la “propria parte” all’interno del Coro per farla emergere in relazione con tutti gli altri interpreti. Il mio lavoro è stato quindi ricercare e costruire il mio stile che si adattasse al mio ruolo, non avendo altri modelli precedenti con cui confrontarmi essendo il mio primo spettacolo».