IN CHIOSTRO VIVO: UNA RETE TRA LE ISTITUZIONI

Incontriamo Francesca Briani, Assessore alla Cultura, al turismo, politiche giovanili e alle pari opportunità, per conoscere il quadro della situazione culturale di Verona, le sue prospettive future e il contesto in cui si inserisce il progetto artistico, sociale e architettonico di A.LI.VE.

Come sta vivendo il suo ruolo di assessore alla Cultura? Quanto crede che sia importante per Verona avere un Assessorato alla Cultura?

Quando ho preso l’incarico 10 mesi fa, l’11 luglio 2017, ho ricevuto tutte le deleghe a cui aspiravo e che sapevo essere vicine al mio curriculum passato, in particolare le pari opportunità avendo fatto parte dell’associazionismo femminile come presidente della Consulta Associazioni femminili nel 2008/2009.  Nel percorso di Giunta è soprattutto la presenza dell’Assessorato alla Cultura una delle novità rispetto alla precedente, si ha la consapevolezza infatti di dover gestire un patrimonio civico enorme, con sette musei, undici biblioteche e tre stagioni teatrali di grande portata di pubblico. Lo sguardo attento delle istituzioni deve essere sempre presente, perché Verona ha una vera e propria vocazione culturale e teatrale. Si respira nell’aria questa sua ispirazione, non a caso l’Unesco l’ha riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’esempio della sua cinta muraria e della sua struttura urbana.

Quali difficoltà ha trovato nella città al suo arrivo come assessore?

Iniziando il mio mandato ho trovato la situazione che immaginavo perché, nonostante il grande lavoro fatto in precedenza, Verona ha la necessità e il bisogno di avere un percorso e un programma da seguire per l’offerta culturale da proporre. In particolare durante l’estate moltissime sono le proposte che Verona offre, tra cui la stagione al Teatro Romano, all’Arena e il Teatro nei cortili, che ospita tra le 25 e le 30 compagnie. La novità quest’anno sarà la ripresa del festival Schermi d’Amore, interrotto molti anni fa, per una settimana di rassegna cinematografica in lingua originale ospitata al Teatro Romano.

Quali obiettivi ha già raggiunto e quali difficoltà sta incontrando?

L’impegno del mio assessorato è partito dalla ricerca di una riorganizzazione strutturale con la riunificazione del sistema museale sotto un’unica direzione, quella di Francesca Rossi, che sta svolgendo un ottimo lavoro. Nostro obiettivo è l’investimento nella comunicazione e nella didattica museale, per incrementare il pubblico con iniziative specifiche mirate ai bambini e agli adulti. Delle proposte che invoglino i fruitori non solo a frequentare i musei, ma a tornarci.  L’opportunità più importante che serve cogliere e che ha richiesto il nostro iniziale impegno è stata cercare di riattivare le relazioni tra le istituzioni civiche, come ad esempio la Società Letteraria, l’Accademia Filarmonica, l’Accademia delle Belle Arti e l’Università, e il mondo dell’associazionismo: tutti stanno già stanno dando grandissima disponibilità in questa direzione. La strada a cui si vuole arrivare è un’offerta culturale di successo, per creare importanti partnership che diano maggiore visibilità alla città.

Quali progetti ha in mente per Verona in futuro? So che potrebbe essere candidata a Capitale della Cultura2021, come crede che la Città possa prepararsi a questa enorme opportunità?

Il bando per Capitale 2021 ancora non è uscito ma il nostro progetto è già partito perché Verona2021 può cogliere i moltissimi stimoli che fuoriescono dal suo patrimonio artistico. Oltre al nuovo percorso museale integrato, il 2021 offre i 150 anni dalla prima rappresentazione al pubblico dell’Aida di Verdi, i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, per le cui iniziative è già stato presentato un protocollo al Ministero, e stanno nascendo in questi mesi anche nuove idee per valorizzare il percorso di Giulietta. Una città come Verona ha il dovere di guardare verso alte prospettive, con obiettivi di ampio respiro, essendo un crocevia economico e culturale di grande rilevanza in Italia ed Europa. Serve perciò valorizzare al massimo il territorio, per questo stanno partendo dei progetti di recupero strutturale per rivitalizzare le parti della città spesso dimenticate dal turismo. Uno sguardo allargato ad esempio alla riva sinistra dell’Adige e al lungadige San Giorgio è servito a dare più visibilità a luoghi meno vissuti. Tutto ciò può essere fatto solo dalla proficua relazione tra le istituzioni e le realtà cittadine.

Quali opinioni ha su IN CHIOSTRO VIVO? Crede che sia importante che comune, USSLS n9 e parrocchia di Sant’Eufemia collaborino insieme per questo progetto culturale?

L’esempio di IN CHIOSTRO VIVO dimostra come con il metodo di lavoro giusto, possano dialogare istituzioni con scopi sociali diversi. L’offerta è di grande valore, perché riunisce realtà cittadine diverse e ha progetti di lungo periodo, perché ciò che serve a un evento culturale è anche l’affezione del pubblico che crei continuità. Senza questa qualità una manifestazione non può avere lo stesso impatto e dare un’eredità da portare avanti.

Cosa pensa di A.LI.VE. e quanto valore crede che abbia la sua realtà nella città?

La consapevolezza del diverso e l’abbattimento degli stereotipi sono il tema di IN CHIOSTRO VIVO, in cui A.LI.VE. può trasmettere tutta la sua professionalità, passione e competenza nel mondo artistico e, con il grande numero di personalità coinvolte, può garantire continuità al progetto e una spinta verso un’idea di fundraising per dar nuovo valore al Chiostro di Sant’Eufemia, luogo fisico di incontri sociali e ora lanciato verso la sensibilizzazione delle bellezze più profonde.

 

di Alice Martini